“Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.
Adriano Olivetti
Il rumore metallico dei tasti, l’odore leggero dell’inchiostro, quell’inconfondibile carattere tipografico che ancora oggi continua a piacerci così tanto: le macchine da scrivere – anche se ormai non si usano più – continuano ad avere un fascino senza tempo. Oggi, 23 giugno, celebriamo il Typewriter Day: proprio in questo giorno, nel 1868, l’inventore statunitense Christopher Latham Sholes ottenne infatti il co-brevetto per l’invenzione della macchina da scrivere Sholes and Ginnen. La sua (geniale) intuizione fu modificare la disposizione dei tasti – posti inizialmente in ordine alfabetico – seguendo un ordine particolare, da lui studiato per impedire i frequenti inceppamenti: così nacque la tastiera qwerty (nome ottenuto unendo le prime sei lettere della nuova tastiera).
Per festeggiare questa ricorrenza, vogliamo raccontarvi la storia dell’azienda italiana che per decenni ha dominato il settore, dando vita a creazioni “cult” che hanno cambiato per sempre il nostro modo di scrivere: la Olivetti.
Fondata nel 1908 a Ivrea da Camillo Olivetti come “prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere”, l’azienda si distingue da subito per l’attenzione alla tecnologia e all’innovazione, unita a un elevato senso estetico e a un’autentica passione per il design. Per Olivetti, «la macchina per scrivere non deve essere un gingillo da salotto, con ornamenti di gusto discutibile, ma deve avere un aspetto serio ed elegante nello stesso tempo»: la sua prima creazione, la M1, venne presentata nel 1911 all’Esposizione Universale di Torino.
La svolta arriva però negli anni Trenta sotto la guida di Adriano Olivetti, che trasforma l’azienda fondata dal padre in un moderno gruppo internazionale grazie a una visione illuminata dell’organizzazione industriale e a una grande attenzione agli aspetti sociali del lavoro. Usando le parole di Adriano: «Io voglio che la Olivetti non sia solo una fabbrica, ma un modello, uno stile di vita. Voglio che produca libertà e bellezza perché saranno loro, libertà e bellezza, a dirci come essere felici!».
Nel 1932 viene lanciata sul mercato la MP1, la prima macchina da scrivere portatile: con il suo design leggero e gradevole e la gamma di sette diversi colori (rosso, blu, azzurro, marrone, verde, grigio e avorio), questa macchina da scrivere avvicina Olivetti al mercato di massa, che sarà definitivamente conquistato nel 1950 con la mitica Lettera 22.
Il successo è immediato: nel corso degli anni ’50 la Lettera 22 esce dagli uffici per raggiungere il grande pubblico, e diventa la compagna di viaggio insostituibile di molti scrittori e giornalisti illustri, tra cui Indro Montanelli e Enzo Biagi. Entrata nelle collezioni permanenti del MoMA – Museum of Modern Art di New York e premiata con il Compasso d’Oro nel 1954, la Lettera 22 viene scelta (1959) dall’Illinois Technology Institute come il miglior prodotto in termini di design degli ultimi 100 anni.
Nel 1963 esce la Lettera 32, ma il simbolo degli anni Sessanta è la Valentine, progettata nel 1969 da Ettore Sottsass e definita dal poeta Giovanni Giudici «una Lettera 32 travestita da sessantottina».
Di colore rosso vivo (“rosso Valentine”, appunto), inserita in una comoda valigetta, promossa da campagne pubblicitarie di straordinaria qualità a cui collaborano famosi grafici, fotografi, poeti e scrittori, la Valentine diventa in breve un prodotto cult, ed entra anche lei a far parte della collezione del MoMa. Stessa (fortunata) sorte della Lexikon 82, portatile elettrica disegnata da Mario Bellini nel 1975. La rivoluzione dell’elettronica è ormai alle porte: nel 1978 esce la Olivetti ET 101, prima macchina per scrivere elettronica e nel 1980 arrivano anche le prime portatili elettroniche, le Praxis 30 e 35; quest’ultima, disegnata da Mario Bellini, è premiata con il Compasso d’Oro del 1981.
Le macchine da scrivere scompaiono dal mercato in seguito all’avvento dei personal computer: anche in questo campo Olivetti si dimostra all’avanguardia, realizzando il primo computer professionale europeo nel 1982. Oggi l’offerta dell’azienda spazia dai tablet grafometrici alle lavagne interattive multimediali (LIM), dalle piattaforme cloud per ambienti didattici digitali a soluzioni innovative di asset management, da registratori di cassa, a POS e stampanti 3D… Anche se noi continuiamo a essere innamorate delle loro macchine da scrivere, diventate veri e propri oggetti da collezione, da scovare nei mercatini dell’antiquariato, o da “rubare” a genitori e nonni per metterle in bella mostra in salotto.
Insieme all’Associazione Archivio Storico Olivetti, in occasione del Typewriter Day, vi invitiamo a partecipare alla nostra challenge: condividete sui social le vostre macchine da scrivere e le loro storie (meglio se Olivetti, ovviamente, ma non solo), taggando @ecceterastudio e @archiviostoricoolivetti e usando gli hashtag #typewriterday #macchinadascrivere #macchinadascrivereolivetti
(Foto courtesy Associazione Archivio Storico Olivetti)