#WordTherapy: 10 parole per ripartire

Illustrazione di Maria Giovanna Lanfranchi

In principio parole e magia erano una sola cosa, e perfino oggi le parole conservano molto del loro potere magico. Attraverso le parole ognuno di noi può dare a qualcun altro la massima felicità oppure portarlo alla totale disperazione. Le parole suscitano emozioni

Sigmund Freud

Esistono davvero delle “parole magiche”? Freud ne era convinto, noi non potremmo essere più d’accordo. Dimenticate, però, “abracadabra” e “apriti sesamo”: le parole magiche, oggi, sono quelle che dette al momento giusto possono cambiare in meglio il corso delle nostre vite, aiutandoci a ritrovare energia, coraggio e motivazione. E di certo ne abbiamo tutti molto bisogno, in questo periodo di incertezza e cambiamento. 

Per questo abbiamo deciso di regalarvi 10 parole di rinascita per affrontare la “Fase 2”, e tutte quelle che verranno dopo. Le abbiamo scelte insieme a Liana Cassone, psicologa e psicoterapeuta, che ci ha guidato alla scoperta del potere terapeutico del linguaggio. 

Come possono le parole, frutto della nostra mente, avere un potere sulle nostre azioni? 

Se è vero che il linguaggio è un’invenzione dell’uomo, è altrettanto vero che le parole sono in grado di plasmare il nostro io, influenzando emozioni, pensieri e comportamenti. 

La scienza l’ha dimostrato?

Ci sono moltissimi studi neuroscientifici relativi a quella che viene definita neuroplasticità cerebrale, che potremmo definire come la capacità del cervello di cambiare se stesso: questi evidenziano come le parole possano modificare e rimodellare le nostre connessioni neurali, influenzando i geni che regolano lo stress fisico ed emotivo. Il nostro inconscio funziona secondo le leggi della suggestione, del linguaggio per immagini e della ripetizione.

Come si riconoscono le parole “terapeutiche”? 

Ci sono parole che risultano familiari, perché “parlano” al nostro inconscio con un linguaggio rassicurante e di forza. Spesso hanno etimologie che fanno parte della nostra storia, e creano un ponte con radici antiche ma sempre attuali: e non è forse dalle radici che possiamo trarre la nuova linfa per rinascere?

Ecco le 10 parole che abbiamo scelto per ripartire: da scandire ad alta voce e ripetere dentro di noi, da scrivere e da donare ad altri, per ritrovare insieme forza e positività. 

Speranza

Dal latino sperantia, derivato di sperare, da spes = speranza.

È ciò che proviamo quando intuiamo che, nonostante le condizioni avverse, possiamo trovare una strada verso il miglioramento. Speranza non è ottimismo, non è il “ma sì, tutto poi si aggiusta”, non ha a che fare con una visione edulcorata della realtà. Non nasconde e non sminuisce gli ostacoli, conducendoci a un’azione cieca e fallace. È un sentimento che va nutrito, coltivato: ci permette di essere proattivi e coinvolti in ciò che ci accade. Ci fa percepire che ognuno può fare la differenza attivandosi.

Desiderare

Dal latino “de” (privativo) e “sidus”, stella

Desiderare significa quindi “avvertire la mancanza delle stelle“, di quei segnali che nell’antichità assicuravano una buona navigazione e quindi un lieto fine al proprio viaggio. Da qui l’accezione odierna, percezione di una mancanza che spinge alla ricerca.

Entusiasmo

Dal greco en e thèos, il dio dentro. 

L’entusiasmo non è una semplice eccitazione: è una manifestazione potente, profonda, uno stato d’animo attivo che ci fa percepire di essere nella possibilità di realizzare.

Compassione

Dal latino cum = insieme e patio = soffro 

Spesso viviamo questo termine assimilandolo alla pena, alla pietà, con un’accezione e tendenzialmente negativa. La parola ha in realtà un significato più ampio e rimanda alla capacità di partecipare della sofferenza dell’altro. Non un sentimento che si muove “dall’alto verso il basso”, ma un’unità profonda e priva di secondi fini. 

Confine

Dal latino confine, formato da cum e finire 

Evoca in noi uno sbarramento, un impedimento. Nella sua origine, tuttavia, “cum-finis” indica ciò che mi separa ma nel contempo mi unisce all’altro: mi rende un individuo definito ma, contemporaneamente, in relazione. Il confine non ci priva della libertà, anzi: ci permette di non “dilagare” in uno spazio vuoto e senza limite. Molto del malessere sociale attuale deriva dalla percezione di una società senza confini, in cui tutto è possibile e in cui tutto, quindi, perde potenzialmente di vero significato. È invece all’interno del confine, conoscendo il territorio nel quale ci muoviamo, che possiamo alimentare i nostri desideri.

Incontrare

Dal latino incontrare, composto dal prefisso in- (rafforzativo) e contra= contro, di fronte. 

In questo periodo possiamo declinare questo verbo in diversi modi. Incontrare noi stessi nello spazio vuoto che si è creato, incontrare spazi interiori dimenticati, incontrare la paura e le proprie emozioni. Incontrare gli altri, anche nella distanza. 

Ricordare

Dal latino re+cordari, derivato di cor, cuore. 

Nell’antichità la sede della memoria era il cuore, non il cervello. Questo può aiutarci a mettere a fuoco l’importanza di fare tesoro nell’anima, più che nella memoria, di quanto vissuto, scoperto e osservato in questo periodo. Le ferite possono raccontarci questo pezzo di vita vissuta.

Presenza

Dal lat. praesentia, der. di praesens -entis ‘presente

La vita quotidiana ci porta troppo spesso lontano da noi stessi e dal nostro centro. Ripartiamo sì, ma non dimenticandoci di rimanere presenti a noi stessi, di fermarci ogni tanto per vedere dove stiamo andando e, soprattutto, se vogliamo andarci davvero.

Cura 

Dalla radice sanscrita di cura, Ku o Kav, la stessa di Kavi, saggio

Nella sua forma latina si scriveva Coera ed esprimeva l’atteggiamento di premura, preoccupazione nei confronti di una persona od oggetto amati, il “prendersi cura di”. Mai come oggi dovremmo percepire la chiamata a “prenderci cura di”: della nostra terra, dei nostri cari, di ciò che abbiamo costruito, di noi.

Guarire

Dal longobardo warjan = mettere riparo, difendere. 

In antichità significava preservare, difendere, salvare dal male, attraverso il guardare. Il concetto è quindi molto più profondo del “far tornare in salute” cui si riferisce oggi. È il processo attraverso il quale possiamo arrivare a una nuova consapevolezza. Ora più che mai la guarigione non può riguardare solo il corpo. La quarantena in casa ha fatto sperimentare a tantissimi di noi quanti aspetti della propria vita vadano lavorati per essere “guariti“.

Trovate altre parole terapeutiche negli highlight Instagram di @eccetera.studio. Continuate a raccontarci le vostre, taggandoci e usando l’hashtag #WordTherapy

Ultimi articoli

Eccetera racconta il mito di Olivetti

#WordTherapy: 10 parole per ripartire

#ParoleEccetera: le parole che uniscono